Tu che ami scrivere, ami anche osservare.
Ogni esperienza che sia visiva, uditiva o semplicemente emotiva, scaturita da un fatto reale o immaginato, genera sensazioni che come scrittore tendi a osservare e spesso a rielaborare.
Quel sorriso condiviso con una persona sconosciuta, alcune parole distrattamente lette su un cartello stradale, la luna piena che ti illumina il viso mentre rincasi a notte fonda… Sono dettagli infinitesimali su frammenti del tuo vissuto, portatori di suggestioni effimere, pensieri veloci e polveri emotive. Il tutto va a rappresentare il sottobosco della tua esistenza umana, l’ecosistema della tua vita terrena. È un contesto esperienziale che si manifesta a te intimamente, e subito scompare.
Esiste solo ciò che osservi. Ciò che non osservi non esiste. Continua ad esistere solo ciò che ricordi. Ciò che dimentichi non è mai esistito.
Il taccuino è l’operaio dello scrittore che prende in carico l’osservato legittimandolo ad esistere. Il taccuino raccoglie e immagazzina per te, con ordine o confusamente, i dettagli della tua vita e le tue esperienze emotive. Sfogliandolo, ti restituisce le materie prime per attivare nuove ispirazioni. Contiene mattoncini primordiali con cui costruire storie, tessuti arteriosi per intrecciare trame, lembi caratteriali per dare vita ai personaggi.
Il taccuino è il tuo personale assistente nel processo creativo di scrittura. Può contenere frasi, aforismi, liste, scalette, disegni, schizzi, commenti, mappe, parole nuove, parole belle, parole brutte…
Non esiste una annotazione ideale, può essere frammentata o fluida, tematica o libera, alfabetica o cronologica. Tuttavia l’annotazione deve essere sempre istantanea, mai ritardata.
Adotta il tuo personale taccuino che sia digitale o analogico. Fa che sia il tuo compagno di ogni viaggio, il tuo personale segretario. Trattalo come un brogliaccio o fanne un diario. Vivi, osserva e annota.
Se sei uno scrittore hai un taccuino. Sii solo certo di averlo sempre con te.
“Non viaggio mai senza il mio diario.
Bisogna sempre avere qualcosa di sensazionale da leggere in treno”
Oscar Wilde – The Importance of Being Earnest 1895
Il taccuino secondo Patricia Highsmith:
“Raccomando caldamente i taccuini, agli scrittori. Uno piccolo, se si deve stare in giro tutto il giorno per lavoro; uno più grande se si ha il lusso di stare a casa. Vale la pena di buttare giù anche solo tre o quattro parole, che poi evocheranno un pensiero, un’idea, uno stato d’animo. Nei periodi sterili bisognerebbe sfogliare i taccuini, e alcune idee potrebbero improvvisamente cominciare a muoversi; due idee potrebbero unirsi, forse perché sin dall’inizio erano fatte per combinarsi”.
Approfondimenti:
Se sei curioso di sapere quale tecnica del taccuino di appunti può aver ispirato alcuni autori famosi ti consigliamo queste letture:
Zibaldone di Giacomo Leopardi, Razzi e Il mio cuore messo a nudo di Charles Baudelaire, Taccuini di Gabriele D’annunzio, Taccuini, abbozzi e carte varie di Dino Campana, I taccuini di Francis Scott Fitzgerald.
William S. Burroughs (1914-1997) preferiva chiamare i suoi taccuini “album”, perché non contenevano soltanto testi suoi, scritti a mano oppure a macchina, bensì anche i materiali più disparati: ritagli, fotografie, disegni, schizzi.
Cara Giulia, hai fatto centro col tuo bellissimo scritto sui taccuini. Averne con me è da sempre un’ovvietà, eppure capita che me ne dimentichi, il che ingenera uno stato di allarme che non si placa fin quando non ho modo di sentirmi di nuovo con una penna e un foglio a disposizione. Forse perché ci portiamo costantemente un libro informe ma vivo dentro di noi, un libro bisognoso di sapere quanto il suo respiro ci sia prezioso. E l’unico modo che abbiamo per dimostrarglielo è quello di essere pronti a non mandar perso nulla di ciò che vuol farci sapere di sé. È il pronunciamento dell’anima che chiede udienza alla carta per aiutarci a capire chi siamo e il senso delle nostre percezioni
Grazie Giuseppe per il tuo prezioso contributo. La tua bellissima riflessione avvalora ancora di più l’importanza del taccuino come estensione della nostra anima
Il taccuino, stupendo. Un secondo cuore come piace chiamarlo a me. Sono legata al taccuino, il mio primo libro l’ho scritto in piena Pandemia covid di di un piccolo taccuino di pagine bianche, scrivevo fin quando non mi resi conto che il mio libro era giunto alla fine. Regalo sempre nelle mie presentazioni il “Taccuino di pagine bianche” , l ho chiamato così, perché abbiamo sempre bisogno di scrivere.
Cara Beatrice, definendo il “taccuino” il tuo secondo cuore sei riuscita ad esprimere, in una semplice frase, tutto il firmamento di usi e valori che possiamo attribuire a questo semplice oggetto. In risposta a questo tuo bellissimo commento non ci può essere nulla di più azzeccato che dire “Grazie di Cuore”.
Un piacere di aver conosciuto Il Taccuino dello scrittore .