Fonte articolo: TusciaTimes
SAN MARTINO AL CIMINO ( Viterbo) – “Dove sta la frontiera? Ti ci trovi proprio sopra” (Jafar Panahi, regista iraniano che ha trascorso più tempo nelle carceri di Teheran che a fare film.); “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”(Jurij Gagarin); “La memoria, come l’amore, è un atto di immaginazione, un abbandono e un possesso” (Susan Dott); “Tutti noi siamo una macchia al nostro passaggio: impurità, crudeltà, abuso,errore,escremento, seme” (Philip Roth).
Il 12 ottobre, nella Biblioteca dell’Abbazia cistercense di San Martino al Cimino (frazione di Viterbo), nell’ambito della nuova rassegna invernale di Tusca Art Lab “Reportage tra fatti e testimonianze” di Giulia Marchetti, è stato presentato il nuovo libro del giornalista e inviato di guerra per RAI3 Flavio Fusi dal titolo “La ballata delle frontiere, storie dal secolo belva”(Exòrma edizioni, Roma 2024) con la prefazione di Giovanni Floris.
Quattro citazioni aprono la lettura di questo commovente volume di testimonianze e racconti segnati su un taccuino ingiallito,da un cronista che ha guardato con orrore i fatti accaduti su terreni di guerra, ancora molto attuali.Il punto di riferimneto costante di queste storie, è il sogno di un mondo senza frontiere e la disillusione di un mondo in cui le frontiere si moltiplicano. Un libro che sfiora tutti gli angoli della terra, molti viaggi anche personali che hanno portato Flavio Fusi sulle tracce di García Márquez o ad aspettare l’arrivo delle balene.
Giornalisti che parlano di giornalismo
Ha dialogato con l’autore del libro il giornalista, Giorgio Renzetti, redattore de “Il Messaggero”, ora in pensione, che ha posto l’attenzione sulle ballate delle frontiere mobili che possono essere un fiume, un ponte, un bosco: “queste frontiere che continuamente si spostano, avanzano, tornano indietro, un libro che ci permette di ragionare e capire perchè sono successi determinati avvenimenti drammatici. E perchè, ahinoi, stanno purtroppo continuando”. E chiede: “quando ti sei reso conto che questo tuo guardare stava scoprendo quello che stiamo vivendo oggi?”.
La risposta di Flavio Fusi non tarda ad arrivare. “Ho fatto per quasi quarant’anni l’inviato, il reporter in giro per il mondo. Ho visto tante guerre, tante crisi e il mutamento di tante situazioni. Nel mio precedente libro (Cronache infedeli, Edizioni Voland, Roma 2017), raccontavo i vari scenari che avevo conosciuto, parlavo degli Stati Uniti, l’11settembre, la caduta del Muro di Berlino, di Chiapas. Di Marcos. Era un pezzo di mondo. Passati degli anni e ho pensato di scrivere un altro libro con un’idea forte, non un pollaio di situazioni. Oggi secondo me l’idea forte è il “simbolo” del mondo che stiamo sperimentando, la frontiera. Siamo immersi in una serie di guerre terribili e tutte queste guerre sono portate avanti con i mezzi più sofisticati, le armi più sofisticate. In realtà sono conflitti che nascono per le frontiere. Oggi siamo in un modo pieno di frontiere. Il punto di svolgimneto del mio libro è un viaggio attraverso le frontiere che ho conosciuto. Quindi di frontiere parlo, di frontiere di tutto il mondo, purtroppo anche di guerre. Insieme alle guerre anche di migrazioni. Che cosa è la migrazione oggi? Nel Mediterraneo si vede già. Come si vede la migrazione dei latino-americani che partono dal Centro America attraversano il Messico e cercano di arrivare negli Stati Uniti. Anche lì c’è una frontiera. Quindi questo è il sogno, il mio sogno di un ragazzo degli ani ’70. Un sogno di tanti di noi.Una Terra senza frontiere.Invece oggi nel mondo le frontiere si moltiplicano”.
Il giornalista Renzetti pone un’altra domanda: “Ovviamente non potevi non partire, anche per quella che è la nostra generazione, da quella frontiera, da quel muro. Il Muro di Berlino, novembre del 1989. Doveva essere il trionfo della libertà, la fine della mostruosa dittatura che era l’Unione Sovietica. La libertà di tanti milioni di persone. Anche se l’allora capo della Cia e del Pentagono, nel ’90 mettevano in guardia, attenzione, è caduto il Muro, forma di vittoria per gli Stati Uniti, però, quell’ordine della Cortina di Ferro che in qualche misura garantiva, adesso non c’è più. Non sappiamo cosa succederà dopo. Anche tu all’epoca hai avuto questa sensazione?
“Sì – risponde Flavio Fusi – in questo libro inizio parlando della caduta del Muro di Berlino. Io ero abbastanza giovane, inviato del TG3, vado a Berlino in un momento di grande fermento, perchè nell’Unione Sovietica c’era Gorbaciov che era arrivato qualche giorno prima a Berlino a fare la sua ultima visita. Il direttore che in quegli anni era Sandro Curzi, mi manda a Berlino e io mi trovo sotto questo muro che cade. Una festa. Un festa di popolo straordinaria.Tutti ci illudiamo: “la storia è finita”, pensiero di uno studioso americano di origine giapponese. Sembrava che la caduta del Muro e quindi l’Unione Sovietica sarebbe caduta entro due anni. La caduta della cortina di ferro, era come se si dovesse aprire le braccia a un nuovo mondo o come diceva Gagarin, senza frontiere.
Un nuovo mondo di pace
Questo io vedevo sotto quel muro e così tutti i giovani. Una grande festa che sarà la festa del mondo a venire. Gravi illusioni”. Prima il mondo era più semplice – continua Fusi – Quando ero ragazzo, avevamo da una parte l’Unione Sovietica, il sogno di un comunismo che non si è mai avverato. Dall’altra parte il capitalismo trionfante. Quindi tutto il mondo era diviso in queste due parti.Caduto uno dei più grandi anniversari, il mondo è entrato in una fase di fibbrilazione completa. E le frontiere si sarebero moltiplicate, pochi anni dopo”.
“Il secondo capitolo del mio libro- precisa ancora Flavio Fusi – ha un titolo forte “Il canto delle fosse”. Le fosse comuni. Subito dopo la caduta del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica, si aprono le guerre balcaniche. E io me le sono fatte tutte sino al Kossovo. Guerre terribili. Guerre feroci. Fosse comuni. Da quelle parti di fosse ne ho viste a decine, più o meno gravi.E quindi subito dopo l’illusione, la delusione. E anche quella è una guerra che nasce sulle frontiere, una guerra ottocentesca dentro il cuore dell’Europa. C’è poi il capitolo della Georgia e della Cecenia ribelle, un massacro senza testimoni, e parlo non solo di Russia ma anche dell’Ucraina, sono stato un testimone di una involuzione di questo Paese”.
I toccanti racconti di guerra di Flavio Fusi portano il numeroso pubblico presente ad abbracciare virtualmente l’autore con calorosi applausi di apprezzamento. La serata poi si conclude con il consueto fima copie.
Nota – Flavio Fusi nato a Massa Marittima nel 1950, figlio di Torquato Fusi, ex senatore della Repubblica. Volto noto del TG3, è stato inviato all’estero del telegiornale: in questa veste seguì tra l’altro la caduta del muro di Berlino. Nel 1994 fu lui ad annunciare in diretta, e quasi in lacrime, l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. In seguito fu corrispondente Rai da New York e poi da Buonos Aires, con riferimento per l’intera America Latina. È stato capo della redazione esteri del TG3, conduttore e inviato della RAI. Oggi continua a viaggiare e scrivere, muovendo dai luoghi modesti e incantati della sua Maremma.
Ha vari libri al suo attivo:
- Terra non guerra. Contadini e riforme nella Maremma grossetana (1945-1955), Edizioni del Grifo, Montepulciano (Siena) 1985.
- Campi di fragole per sempre. Una cronaca infedele, Effigi editore, Arcidosso (Grosseto) 2016.
- Cronache infedeli, Edizioni Voland, Roma 2017.
- La ballata delle frontiere. Storie del secolo belva, prefazione di Giovanni Floris, Exòrma edizioni, Roma 2024.